L'autoritarismo "partecipativo" della Giunta Raggi

Figli di una Consulta minore

Parte male la Consulta sul S.Maria della Pietà

 

 

 

 
Comitato Si può fare 25 ogennaio 2019
La Lenta Falsa Partenza della Consulta sul S.Maria della Pietà

Parte molto male la Consulta sul S.Maria della Pietà.
Istituita nel lontano luglio 2015, in virtù della Delibera di Iniziativa Popolare (6000 firme) approvata dal Consiglio Comunale, la prima seduta è stata convocata stamattina, solo 3 anni e 8 mesi dopo.
E non è che, nel frattempo, non sia successo nulla.
Nel dicembre 2016, la Giunta Regionale ha approvato una Delibera che regala il Complesso del S.Maria della Pietà alla ASL RM1 in barba alle Leggi Nazionali, Regionali ed alle Norme Urbanistiche.
Nell'Estate 2018, la Giunta Raggi si converte al diktat zingarettiano e straccia nei fatti la Delibera del 2015 firmando un Protocollo di Intesa concordato segretamente senza confronto con nessuno.

Non più il Polo Culturale, il rispetto della Legge Nazionale che vincola il S.Maria alla produzione di reddito in favore della Salute Mentale, non più un processo partecipativo trasparente e determinante, ma un cosiddetto “Tavolo Tecnico” che già agisce per realizzare il Piano ASL vincolato (proprio testuale) alla “riservatezza”. In Camera Caritatis.

Forse la Consulta sarebbe servita a valutare, analizzare, verificare questo accordo. Ma il Comune ha deciso di fare le proprie scelte prima di convocare la Consulta. A giochi fatti.
E che importa se queste scelte fanno a cazzotti con la Delibera 40?

Ma non basta. Come ai tempi dell'inquisizione o nei tribunali stalinisti, come in 1984 di Orwel, gli apprendisti stregoni di Comune e Municipio, non si accontentano che la Consulta non abbia alcun potere decisionale ma solo, appunto, consultivo. Non gli basta che, come con i loro predecessori, gli istituti partecipativi vengano tirati in ballo solo dopo che si è già deciso tutto. Non gli basta che la Consulta non sappia neanche cosa diamine stiano facendo sul S.Maria della Pietà, nel tavolo tecnico privé.

Vogliono di più. Vogliono avere il consenso unanime, vogliono che nessuno possa essere in disaccordo, neanche se solo “consultivamente”. Vogliono decidere loro ciò che pensano gli altri.

Specchio specchio delle mie brame...

Così, oggi, la Consulta si è arenata al primo step, quello del regolamento.
Tutte le Consulte di Roma Capitale prevedono che a votare siano i rappresentanti della Società Civile e che i rappresentanti istituzionali abbiano funzione di supporto e di ascolto ma non di voto.

Anche un bambino ne comprende il motivo. Se la Consulta deve esprimere un parere da inviare al Comune, fatto salvo che il Comune lo possa accettare o respingere, persino ignorare, che senso ha che a determinare quel parere sia lo stesso che lo deve ricevere?

Il Comitato “Si può fare” ha presentato una proposta di regolamento che ricalca quelli delle altre Consulte cittadine.

Ma solo in questo caso, le regole naturali e logiche, per l'amministrazione Comunale non vanno bene.
Insomma i decisori vogliono consigliare se stessi e magari anche rispondersi. Vogliono esprimere pareri sui loro stessi atti e dirsi bravi da soli.... E poi dichiarare che si è compiuto il processo partecipativo. Più che una Consulta, una clac...

La Consulta-non Consulta

Ma come è possibile adottare questa logica bizzarra unicamente in questa precisa Consulta?

Lo ha chiarito Monica Ruffa, Assessora al Municipio XIV (alla Trasparenza ed alla Partecipazione, già...).

Ha spiegato che la Consulta sul S.Maria non è una vera e propria Consulta, non è come le altre.
A dimostrazione ha rilevato che accanto a Consulta, nella Del. 40, non c'è scritto “cittadina”.

Ma una Consulta istituita dall'Assemblea Capitolina che riguarda una Centralità Urbana che è? Di quartiere? Di via? Mondiale? Interplanetaria? Itinerante?

E poi non ci sarebbe scritto, nota la puntigliosa Assessora: “come da regolamento delle Consulte”. Ma se è una Consulta a che regolamento dovrebbe rifarsi? A quello dei Mercati Generali?

Insomma questa Consulta non è una Consulta o, se lo è, una Consulticchia, una Consultina, una Consulta creativa.


...E non sbuffare!...

E per rafforzare questo concetto, qualcuno (purtroppo anche della rappresentanza associativa) ha dichiarato: “Non abbiamo il potere di esprimere pareri (sempre consultivi) su atti amministrativi del Comune o di altri Enti”.

Cioè non basta che gli atti, come il Protocollo di Intesa siano stati decisi senza confronto partecipativo, senza neanche un passaggio in Consiglio Comunale. Che, a nostro avviso, violino le norme urbanistiche.

Neanche si può esprimere un parere Consultivo.... Neanche un “mah”, un “boh”, un “però...”, almeno un “mannaggia la peppa!”. Nein!

Il concetto di partecipazione di questa amministrazione.

Vietato rifiutarsi di credere, obbedire, combattere per il sol dell'avvenire che grazie al patto Zingaretti-Raggi irradierà di luce e calore il vituperato S.Maria della Pietà. Vietato pensare.

E se non esistono regole che lo impongano, allora si inventano.... Nel Ministero della Verità e della libera interpretazione delle Norme, delle Leggi, delle Delibere e della logica delle cose.

 

Silvia Ascani (rappr. in Consulta del Com. Promotore Delibera di Iniziativa Popolare 2003)
Carla Minieri e Massimiliano Taggi (rappr. in Consulta del Com. Promotore Del. Iniziativa Popolare 2014 poi Del. 40/2015)