il racconto di un Potere senza regole

La distruzione della democrazia partecipativa.

Pur di non avere alcun contraddittorio,
il Comune ed il Municipio XIV cancellano la
Consulta sul S.Maria della Pietà.

 

 

 

 
Comitato Si può fare 25 ogennaio 2019

La vicenda del S.Maria della Pietà è una vicenda emblematica dei rapporti tra il "potere" e i cittadini e le cittadine.

Per oltre 20 anni, il movimento associativo ha utilizzato ogni regola, pertugio possibile, per affermare un uso corretto, legale ed utile dell'Ex Manicomio di Roma.
Ha anche, clamorosamente, portato a casa dei risultati: come quando nel 2003, riuscì a far cancellare dal Piano Regolatore una colata di cemento prevista all'esterno del S.Maria della Pietà.
Ha saputo raccogliere firme per proposte di Iniziativa Popolare, prima nel 2003 con una Delibera firmata da 9.000 cittadini, poi nel 2014 con le 12.500 firme autenticate in calce ad una Proposta di Legge Regionale di Iniziativa Popolare.
In entrambi i casi, Comune e Regione hanno ignorato queste proposte, violando Statuti e regolamenti, come se quelle firme raccolte con fatica e dedizione, come se quei cittadini, non esistessero.

Nel 2015, invece, una ulteriore Delibera di Iniziativa Popolare presentata con 6000 firme trovò l'approvazione del Consiglio Comunale (20 favorevoli e 4 contrari) ed ebbe, nelle forze che oggi governano la città, allora all'opposizione, le più convinte sostenitrici.
Quella Delibera prevede, né più e né meno che si rispettino leggi nazionali e regionali e che si giunga ad un uso ragionevole e di pubblica utilità del S.Maria della Pietà.

Dal 2015 ad oggi, invece, la Regione Lazio ha perseguito la propria linea di sempre: regalare il S.Maria della Pietà ad un uso sanitario che non ha senso nel quadrante più sanitarizzato della città e fare della ASL RM1 l'unico gestore e proprietario.
Linea sancita con una Delibera di Giunta Regionale del dicembre 2016 impugnata da associazioni e cittadini in un ricorso che aspetta ancora il pronunciamento del TAR.

Un'ipotesi che non rispetta la Legge Nazionale la quale prevede la valorizzazione del complesso e l'uso reddituale con destinazione dei proventi ai progetti di Salute Mentale Pubblici.
Quindi una sottrazione di risorse a quei pazienti e familiari che, per legge, ne dovrebbero fruire.
L'intero mondo associativo della Salute Mentale e le associazioni ambientaliste storiche, persino la Caritas hanno denunciato l'illegittimità di questa scelta.

Infine, nel 2018, tradendo ogni impegno e dichiarazione precedente alle elezioni, la Giunta RAggi ha firmato un Protocollo che manda in soffitta la Delibera approvata nel 2015 accettando le scelte della Regione e della ASL.
Scelte contro cui gli stessi esponenti di Comune e Municipio avevano, solo un anno prima, sparato a zero.

Quale il terreno scambio tra la Giunta Raggi e quella Zingaretti? Un mistero.
Come non si sa che cosa le istituzioni stiano materialmente facendo. Il Protocollo impegna chi l'ha firmato alla riservatezza degli atti, altro che la “casa di vetro” vagheggiata dalla Sindaca.

Il Piano Urbano Partecipato, si farà, forse, ma solo dopo che saranno decise tutte le destinazioni, le funzioni, finanziate le opere, su ogni singolo edificio. Un colossale imbroglio.

E' in questo scenario ormai comune a molte decisioni di questo Paese e di questa città, pieno di irregolarità, coperto da segretezza, spregio della effettiva partecipazione dei cittadini, tradimento dei programmi e delle promesse, che è stata comunque convocata la Consulta Cittadina sul S.Maria della Pietà , prevista dalla Delibera del 2015, ben tre anni dopo la sua approvazione.

Le realtà che hanno perseguito per anni l'uso pubblico e socio-culturale del S.Maria della Pietà , gli stessi Comitati Promotori delle Delibere presentate, hanno scelto di stare in questa Consulta per fare il loro dovere, conquistare la corretta approvazione della Delibera del 2015, chiedere il rispetto delle regole e delle Leggi, promuovere un processo partecipativo trasparente e, soprattutto, che preceda le scelte ed i fatti compiuti.

Ma solo per la possibilità che la Consulta possa esprimersi “consultivamente” in dissonanza con le proprie intenzioni, l'amministrazione ha operato per renderla del tutto ininfluente e priva di poteri, fino a prevedere che le rappresentanze istituzionali possano votare, cioè che i decisori consultino se stessi e si dicano bravi da soli.

Un modello irricevibile e mai applicato in nessuna delle Consulte di Roma Capitale, in cui, ovviamente, hanno diritto di voto, solo i rappresentanti della Società Civile.
Inspiegabilmente anche i due rappresentanti delle associazioni del Municipio hanno sostenuto questa ipotesi bizzarra, senza neanche consultare coloro che li hanno eletti.

Cosa porti dei rappresentanti eletti dalle associazioni ad autocastrare le già scarse prerogative di partecipazione rimaste è un altro mistero indecifrabile.

Quello che é certo é che le Istituzioni vogliono impedire sul Santa Maria della Pietà qualsiasi processo partecipativo, di qualsiasi tipo e forma, a meno che esso non accompagni i loro piani.
Il loro tentativo è di bloccare la Consulta sino a quando non si dirà "Si Signore, certo Signore, come vuole lei Signore".

Raccontare questa storia significa raccontare molte altre storie. Un modello di potere che permette ai cittadini solo l'accettazione passiva delle scelte già fatte e chiama questa “partecipazione”, ma che opera arbitrariamente e senza regole per distruggere ogni impegno civico non sia allineato e subalterno.
L'esito di queste pratiche proprie di questa amministrazione come di quelle precedenti, è sotto gli occhi di tutti. Da una parte una ormai inevitabile subalternità ai poteri forti di sempre, che la "partecipazione" se la comprano con il denaro, con i propri mezzi di comunicazione e quando non basta, direttamente con le tangenti.
Dall'altra un popolo reso impotente, senza strumenti, che non ha diritto di parola su nulla che lo riguardi direttamente e che viene preso per "stanchezza" e spinto, anno dopo anno a "farsi gli affari propri" ed a lasciar stare. Al massimo fare il tifo sui social.

La realtà è in una battuta di un film. "Tenente O'Neil , quando vorrò una sua opinione gliene darò una”.